martedì 21 gennaio 2014

Il tempo si è fermato al Mulino Ripamonti




I mulini sono esempi di “ tipologie costruttive, spesso di dimensioni ridotte, bene inserite nei contesti urbani, come in paesaggi agrari, strutture produttive e di scambio che più hanno integrato le attività e gli interessi della città con quelli della campagna, dove più si sono manifestate il rapporto e la simbiosi tra “fabbrica” e territorio ..." . 

                                                                                   


                                                   

Cronostoria del Mulino Ripamonti
 
L'edificio probabilmente già esistente nell'anno 1400 come accertato dalle ricerche dell'Archivio Comunale Memoria Locale di Mandello risulta visibile sulle mappe del Catasto Teresiano del 1722 (mappe conservate presso l’archivio di Stato a Como).
Esso era come cita la scrittura privata “una delle tante proprietà dell’Illustrissimo Sig. Marchese Don Giovanni Battista Airoldi Arrigoni Duca di Cruillas .
Gli Airoldi (o De Airoldi) Conti di Lecco esercitavano varie attività tra cui quelle di banchieri, finanzieri e Tesorieri ducali nonché Monsignori come risulta dalla straordinaria raccolta di documenti conservata presso gli archivi di Villa San Valerio in località Albiate. Villa all'interno della quale il proprietario Giuseppe Caprotti (imprenditore nella catena di distribuzione Esselunga) ha creato un archivio suddividendo i documenti in 140 cartelle e 252 fascicoli.

 I’edificio che nel suo insieme comprendeva mulino fienile ed abitazione viene acquistato il 30 Novembre 1819 dal ricco mandellese Andrea Angeloni (socio in affari dell' Airoldi) assieme a tutte le altre proprietà del Marchese che all'epoca comprendevano case e terreni sia a Mandello che ad Abbadia ed in località Valbrona per la considerevole cifra di 57980 Lire.
Infine tutto l'edificio viene definitivamente acquistato nel 1863 da Ripamonti Dazio che continuerà l’attività di mugnaio con i propri figli Bartolomeo e Maria sino al 1937.
L’edificio è praticamente rimasto come allora, intatto nel tempo mantenendo le sue originali caratteristiche: dai muri perimetrali in sasso all'originale portone d’ingresso con l’antico catenaccio che serviva a scoraggiare i malintenzionati.
Ben conservato nel tempo è il“castello” in legno composto da enormi travoni in larice di sezione quadra sui quali erano posizionati i due Palmenti (coppie di macine proveniente dalle cave di Montorfano).
Si possono anche ammirare gli enormi blocchi di granito che incastrati nelle pareti in sasso del mulino avevano il compito di sostenere l’asse sul quale girava la ruota in ferro di 6 metri.



La struttura del fabbricato

Il muro di sostegno è costituito da muratura in pietrame con prevalenza di ciottoli direttamente
prelevati dal greto del fiume Meria (principale fonte di materiale per il cantiere). I ciottoli sono legati da malta a base della cosiddetta “calce selvatica”, ovvero una calce realizzata mediante cottura di calcari impuri all’interno di particolari forni circolari a fossa seminterrati: 
una calce di produzione locale che veniva poi addizionata ad elementi terrosi per realizzarne la malta.
L’intonaco in calce bianca aveva funzione di segnalare la porzione “civile” del fabbricato rurale e allo stesso tempo di incrementare la luminosità e l’igiene.
Sono visibili strutture miste in legno e pietra per gli orizzontamenti; 
questo ultimo sistema misto, spesso risulta quello più adottato durante il Settecento, e l’Ottocento, in particolare per la realizzazione di ampliamenti ed espansioni divenute necessarie, poiché di più immediata realizzazione. In questo caso, l’ampliamento segue alla rinnovata esigenza di spazi più flessibili, che non sempre si identificano con locali chiusi, e quindi assumono forma di spazi tipici dell’abitazione rurale (portici e anditi coperti). 

Progetto originale per la disposizione dei meccanismi del Mulino Ripamonti (1890)


 La "fattura" con il prezzo della ruota e di tutti i meccanismi in ferro
Qui si possono vedere alcuni documenti relativi al Mulino Ripamonti. Sono documenti originali scritti a penna e su alcuni di essi è possibile leggere la descrizione dettagliata del funzionamento del mulino.

Mappa catasto Teresiano del 1722


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