giovedì 19 dicembre 2013

Funzionamento del Mulino Ripamonti



Il sito della ruota del mulino Ripamonti

Cambiarono i materiali, dal legno al metallo, ma le grandi ruote continuarono a girare, lente e sicure, al ritmo dell’acqua che ad esse era condotta; plàcide e tranquille, come sagge custodi di un sapere antìco e paziente; un po’ sornione e forse, a volte, quasi divertìte nell’assistere all’affanno, in alcuni casi maldestro, di coloro che ne volevano carpire i segreti più profondi...
     
L'attività di mugnai (o molinari) da parte dei Ripamonti inizia nel lontano 1863 quando il Mulino era azionato da due ruote in legno ognuna delle quali faceva girare un palmento o coppia di macine una dedicato alla frantumazione della farina e una al granoturco.
Le ruote a pale azionate dall'acqua della roggia avevano un diametro di 2,50 metri ed erano composte da 28 cassette di 65 centimetri  di larghezza.
Targa all'ingresso del  Mulino Ripamonti

Il 6 Luglio 1890 Dazio Ripamonti decide di ammodernare la macchina molitoria e renderla più funzionale e produttiva sostituendo le due ruote in legno con una unica ruota più grande in ferro.
Ordina quindi alla Ditta Meccanici Scola di Vercurago la realizzazione di una ruota di 6 metri di diametro e 110 cm di larghezza da collocare fra il muro del mulino e quello del fienile appoggiandola su due enormi blocchi di granito.
La ruota con tutti i meccanismi di collegamento avrà un costo complessivo di 1275 Lire che verranno versate in tre rate.




Ecco come il mugnaio faceva funzionare il mulino.
...saliva sulla scala che portava alla saracinesca per regolare il flusso di acqua della roggia.(Maggiore o minore altezza a secondo della velocità che desiderava imprimere alla ruota che azionava le macine.)
L’acqua si immetteva su una canalina I (canàa), che la faceva cadere sopra la ruota a pale H (röda), che cominciava a girare. All’interno del mulino, un albero G di 4,5 metri ruotava solidale ad una ruota denominata "lubecchio" F, con 36 denti in legno di corniolo (curnàa).Essa agiva come in ingranaggio su un perno  denominato rocchetto o lanterna E formata da 8 denti , che trasmetteva il moto rotatorio orizzontale alla macina B (marna), appoggiata sopra la mola C (möla).
La coppia di macine triturava il grano che cadeva dalla tramoggia A (tramögia), un grande imbuto di legno, dove il mugnaio aveva svuotato il sacco (sach) di grano (oppure frumento, segale, mais, miglio, farro...) da macinare, sollecitato da un apposito legno incavato (ruchèl) o da un batiröö.
Mulino Ripamonti
Delle macine fuorusciva la farina, raccolta e convogliata da un canaletto 4 (buchéta) cadeva nel buratto 5 (büràtt): un setaccio a forma di parallelepipedo esagonale, montato sopra una cassa. Tramite un sistema di cinghie e pulegge esso era raccordato all’asse principale, così che girava di continuo  percosso sugli spigoli da un battacchio pendente (batarèl) che favoriva la caduta della farina nel cassone.
Il tutto veniva raccolto in una bacinella di legno 6 (baslòtt) che poi l mugnaio travasava nei sacchi. 
La crusca (crüsca) non filtrata tracimava dai lati del buratto e si raccoglieva in un recipiente a parte.
Un campanellino (ciuchìn) sospeso ad una corda pendente da un sistema di leve segnalivello, si abbassava man mano che la tramoggia si svuotava, e quando non c’era più granaglia toccava il fondo appoggiandosi sulla macina, così che suonava richiamando l’attenzione del mugnaio per avvertirlo che il primo carico era stato completamente macinato.
Per ottenere farine ottimali, c’erano mole adatte per il grano e altre per il granturco. Queste differivano nelle scanalature che erano tracciate su di esse.
Questi solchi, che si trovavano tracciati come tanti raggi radiali su un lato della pietra, erano ottenuti per battitura, operazione che periodicamente il mugnaio doveva fare con un particolare martello, in modo da ottenere dalla mola un prodotto farinoso e costantemente omogeneo.




I palmenti del Mulino Ripamonti erano posizionato sul "castello" struttura in legno di larice tuttora ben visibile e conservata sotto la quale ruotavano gli ingranaggi a ruote dentate misto ferro/legno.

Schema di funzionamento del Mulino ad acqua



Solamente i mulini di grandi dimensioni come il Mulino Ripamonti, avevano due palmenti, questo consentiva al mugnaio di lavorare il doppio del prodotto oppure macinare contemporaneamente prodotti diversi.


Sezione del Mulino Ripamonti























Elementi costruttivi di un mulino ad acqua

Albero
E' l'asse di rotazione orizzontale, è detto anche albero motore in quanto, oltre a fare da perno per la ruota di forza, trasmette il movimento agli ingranaggi di distribuzione.

Corone
Innestate nelle razze, sono la base di appoggio e sostegno delle pale. Come minimo troviamo quattro assi tagliate a quarto di cerchio a formare un cerchio intero, ma più spesso si tratta di una serie di tavolette a formare il cerchio tramite un sofisticato sistema di incastri ed innesti.

Pale
Le assicelle trasversali innestate sulle corone adatte a sopportare la spinta dell'acqua.

Cassette
Nelle ruote alimentate 'dal di sopra' sono delle assicelle opportunamente sagomate e a tenuta d'acqua, atte a raccogliere l'acqua dall'alimentazione nella parte sopra della ruota e scaricarla nella parte sotto.
Derivazione e regolazione del flusso d'acqua

Presa

E` l'opera muraria a monte di tutti manufatti costruiti per far funzionare il mulino, e serve ad innestare e ad alimentare la canaletta artificiale di trasporto dell'acqua verso le ruote. Si tratta in genere di una diga di sassi, muretti a secco oppure ancora di tronchi di legno, edificata allo scopo di innalzare il livello d'acqua e allo stesso tempo catturare la quantità d'acqua guista e il più possibile con portata costante e scolmare l'acqua in sovrappiù.


Presa d'acqua sopra il Mulino Ripamonti


Paratoia o saracinesca 
Valvola, spesso in legno, in epoche più recenti in ferro, che tramite un meccanismo a leva o a vite, permette di regolare la quantità d'acqua da far convogliare nella canaletta.
Canale o canaletta
Detto anche roggia, è il canale artificiale che trasporta l'acqua dalle prese al sistema di distribuzione verso le ruote. Poteva essere una trincea scavata sul terreno, una canaletta di mattoni o muratura, oppure ancora in legno.


Serranda
Altro tipo di valvola, con funzione di regolazione dell'acqua, ma in questo caso è posta sopra la doccia finale di alimentazione della singola ruota e tipicamente era azionata da un meccanismo a leva manovrabile direttamente dall'interno dell'opificio. L'acqua in più, o nel caso che si dovesse fermare e non alimentare la ruota, viene scaricata direttamente nel canale di scarico, baypassando la doccia di alimentazione.
Doccia Dopo la suddivisione e la regolazione tramite le serrande, è il tratto finale di canaletta indirizzato a colpire in modo adeguato le pale o ad alimentare le cassette.
Particolare delle serrande di regolazione dell'acqua da far scorrere nelle 'docce' di alimentazione delle ruote. Il meccanismo in questo caso è a leve, ma poteva anche essere azionato con corde e tiranti. Generalmente la regolazione avveniva direttamente dall'interno dell'officina in modo da modulare con precisione le necessità del lavoro.


Canale di scarico
E' il manufatto, praticamente il proseguimento della roggia, che permetteva lo sfogo dell'acqua dalle pale al torrente o fiume di alimentazione, restituendogli l'acqua prelevata per il lavoro.
Meccanismi interni nel mulino o nei magli
Castello Nei mulini di macina per granaglie, è l'impalcatura della struttura interna, prevalentemente in legno, che sostiene tutti i meccanismi rotanti.
Nella parte inferiore si trovano gli ingranaggi e le ruote dentate; spesso la struttura è chiusa a protezione dei lavoratori. Nella parte superiore, o sopra a formare un vero e proprio pavimento rialzato, sostiene le macine e gli strumenti di alimentazione della macina e la raccolta delle farine.Tramite i vari meccanismi e ruote dentate, una singola ruota poteva muovere più macine, mentre nel caso vi fosse installato anche un pilaorzo erano necessarie due ruote esterne, in quanto il pilaorzo richede una velocità di rotazione notevolmente diversa dalle macine.



Ruote dentate o lubecchi
 E' un meccanismo a ruota, posto tipicamente sotto il palco, che permette la variazione del moto da verticale della ruota a pale ad orrizzontale sugli assi delle macine. Serve anche, a seconda del diametro e del numero di denti, alla variazione di velocità tra i vari elementi. Il disco della ruota presenta una serie di denti, anticamente in legno poi in ferro, di particolare forma e sezione adatti ad innestarsi alla corrispondente ruota che riceve il moto.



Lanterna
Altro tipo di meccanismo per il passaggio del moto da un albero rotante ad un altro. A differenza del lubecchio, la lanterna anziché presentare dei denti assomiglia molto di più, ma molto più piccola, ad una ruota a pale.Anziché pale sulla corona della ruota sono innestate delle traversine cilindriche, dette fusoli, in legno atte a ricevere l'innesto dei denti della ruota dentata accoppiata.L'accoppiamento di queste due ruote di diverso diametro permette quindi di variare in maniera prefissata la velocità di rotazione dei due alberi.

Nottola
Lastra in ferro sagomato a farfalla, con in centro un foro che va ad incastrarsi sull'asse dell'albero proveniente dalla lanterna. Si trovava sul pavimento del castello ed aveva la funzione di sostenere il grosso peso delle mole ed evitare gli attriti tra le parti in legno.
Temperatoia
Meccanismo a leve che serve a modificare la distanza, l'aria, tra le due macine, permettendo, entro certi limiti, di variare il tipo e la grossezza del macinato.



Macine
La macina è formata da due mole dette anche palmenti fatte di grosse pietre (originariamente monolitiche) di forma circolare, di notevole diametro e conseguentemente di grande peso. La mola inferiore era fissa e poggiava sulla nottola del pavimento, quella superiore girava azionata dall'albero di forza, aveva inoltre un foro centrale attraverso il quale veniva fatto scendere il grano, regolato dalla tramoggia. Le macine erano fittamente incise con canalette dall'interno all'esterno, che andavano periodicamente revisionate, e a seconda della profondità, la forma, il numero delle razze e la finezza del taglio, erano adatte ai vari tipi di granaglia e alla grossezza delle farine che si volevano ottenere.


 
Tramoggia
Cassetta quadrangolare in legno, che si restringe ad imbuto verso il basso, e racchiude il grano da macinare. E' posizionata sopra la mola in corrispondenza del foro di alimentazione. La quantità da far scendere è regolata da una piccola valvola in legno. Un ingegnoso sistema collegato alle mole, permetteva di trasmettere le vibrazioni del moto delle ruote alla tramoggia, con lo scopo di favorire la discesa uniforme del grano.


Arganello
Paranco, tipicamente con sistema a vite, agganciato al soffitto dell'officina adatto a sollevare la parte superiore, mobile, delle macine. Con il lavoro le mole si usuravano rapidamente e non macivanano più con cura il grano, il mugnaio doveva periodicamente revisionarle, anche ogni paio di settimane nei periodi di intenso lavoro. L'operazione era detta battere mola e consisteva nel riscolpire le incisioni, scalpellatura, sulla superficie di pietra della mola

   


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